la filosofia dell’artista
Lo "statement" di Cesare Catania
“Con questo Statement voglio provare in qualche modo a trasmettere chi sono veramente, senza alcun genere di filtro…”
(Cesare Catania)
Leggendo questa sezione ci si può rendere conto di come l’artista non sia soltanto una persona che sa dipingere o scolpire. Conoscere lo statement di un artista significa scoprire le ragioni profonde che lo legano al campo dell’arte.
Statement: l'introspezione dei primi anni
« Ci ho messo diversi anni a scrivere il mio primo statement, non perchè non avessi nulla da dire sul mio pensiero e sulla mia filosofia, ma perché forse quest’ultima non aveva le radici e le convinzioni che invece adesso sembra mostrarmi.
Ora, dal momento in cui ho deciso di seguire quella vocazione, ho subito rivolto la mia attenzione ad un percorso introspettivo. Le mie prime opere “da artista professionista” (almeno così io le considero) erano principalmente dettate da inquietudine e insofferenza, dal mio bisogno di parlare con me stesso prima che non con il mondo esterno.
Iniziamo dal principio…. Mi sono reso conto fin da bambino che amavo l’arte, in tutte le sue forme espressive. La decisione di fare l’artista quindi non deriva da una scelta riferita ad un “mestiere” bensì dalla scelta se manifestare o meno al Mondo il mio vero stato d’essere… e si, perché “fare l’artista” in fin dei conti non significa niente. L’artista non decide di essere sensibile e creativo. L’artista nasce sensibile e creativo. L’artista decide ad un certo punto della sua vita di coltivare una passione innata: quella di emozionarsi, di metabolizzare queste emozioni, di esprimerle su una tela o sulla materia informe davanti a lui, di sentirsi timido davanti alla propria opera incompiuta, di modificare lui stesso mentre crea e modella, di sentirsi appagato al momento del completamento della propria “creatura”. Questo significa per me “fare arte”, sia in campo fisico che in campo digitale. »
L'affaccio al Mondo Esterno
« Passato questo periodo, ho iniziato a confrontarmi con il mondo esterno in maniera più serena. Ed è stato allora che ho deciso di rappresentare il mondo attorno a me e le scene di vita che mi circondavano con opere d’arte contemporanea legate alla vita di tutti i giorni. Questo processo evolutivo è anche stato accompagnato da una sintesi espressiva, che ha traslato la mia arte da arte astratta/concettuale ad arte informale e cubista. In questo processo, accompagnato talvolta da parentesi di iperealismo e surrealismo, l’amore per la matematica e per la geometria mi hanno portato a sintetizzare il mondo attorno a me attraverso la composizione di poligoni semplici, necessità che mi porto tuttora dietro sia nella componente pittorica che in quella scultorea. »
L'introspezione consapevole
« Successivamente ho sentito nuovamente la necessità di tornare sulla via dell’introspezione, ma questa volta con una consapevolezza maggiore, con la sensazione di potermi guardare nuovamente dentro dotato però di un bagaglio artistico superiore rispetto ai primi anni di “immaturità artistica”. Certo, sono sempre alla ricerca di nuove forme espressive, quindi direi che tutt’ora mi considero “immaturo” ma, per come sono fatto, probabilmente mi considererò tale per sempre… »
Arte come "mezzo" anzicchè come "fine"
« C’è stato un momento però in cui mi sono reso conto che l’arte che producevo non era più solo finalizzata a se stessa. Quando ho iniziato a dipingere il fine ultimo della mia produzione artistica era l’arte stessa che producevo. Mi piacere ricercare nei quadri e nelle sculture che realizzavo un’armonia cromatica, estetica e mi preoccupavo esclusivamente che questa espressione artistica fosse la manifestazione compiuta del mio “io più profondo”. Ad un certo punto ho iniziato però a preoccuparmi non solo che l’opera realizzata avesse un suo equilibrio nello spazio e nel tempo ma ho iniziato a dare più importanza al messaggio che questa trasmetteva. L’arte per me iniziava a diventare non più il fine ultimo della mia attenzione bensì il mezzo attraverso cui trasmettere messaggi di positività. Da qui la ferma convinzione che all’artista spetta un compito più alto che non semplicemente quello di dipingere e di scolpire. All’artista spetta il compito di comunicare. »
… e adesso
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